Industria alimentare, sindacati: “Aperta la trattativa per il Ccnl 2023-2027”

Si è aperta oggi a Roma presso l’hotel Colombo la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare, in scadenza il 30 novembre. A darne notizia sono i sindacati di categoria, che esprimono soddisfazione per una prima giornata di confronto generale con le parti datoriali nella quale sono state già concordate tre date per i prossimi incontri tecnici di approfondimento: 18 settembre, 25 settembre e 3 ottobre.

Nel presentare la piattaforma unitaria, i Segretari Generali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, Onofrio Rota, Giovanni Mininni e Stefano Mantegazza hanno messo in evidenza la crescita del settore in termini di export, fatturato, produttività e occupazione: “Nonostante le difficoltà derivanti dal contesto internazionale, il settore ha dimostrato di essere in salute, con doti anticicliche e ulteriori potenzialità di crescita: il nuovo contratto nazionale sarà fondamentale per dare risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori, sia sul piano economico che normativo, con l’obiettivo di governare i cambiamenti in corso, soprattutto in termini di transizione ecologica e digitale, consolidando e innovando l’organizzazione del lavoro in chiave sempre più partecipativa e condivisa”.

Ai lavori hanno partecipato in presenza tutte le associazioni di imprese dei diversi comparti che avevano sottoscritto l’ultimo rinnovo del 2020: Ancit, Anicav, Assica, Assitol, Assobibe, Assobirra, Assolatte, Federvini, Mineracqua, Unaitalia, Unione Italiana Food.

Assenti, invece, le tre associazioni non firmatarie, Assalzoo, Assocarni e Italmopa. “Non lasceremo mai soli i lavoratori e le lavoratrici delle imprese aderenti a queste associazioni – hanno dichiarato Rota, Mininni e Mantegazza – per cui confermiamo il blocco degli straordinari e delle flessibilità in corso nei siti produttivi interessati, dove non si applica il contratto nazionale di settore, e annunciamo che saranno intraprese nuove azioni di lotta per scongiurare che nel comparto esistano lavoratori di serie a e altri di serie b”.  

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