Industria 4.0, il valore lavoro nel settore alimentare tra qualità, innovazione e tutela dei diritti

“Industria 4.0, il valore lavoro nel settore alimentare tra qualità, innovazione e tutela dei diritti”, il 6 aprile la Flai Cgil dà appuntamento a Roma per la presentazione di una ricerca di Nomina e Metes.

Interviene il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda; conclude i lavori il Segretario generale Cgil, Susanna Camusso.


Comunicato Stampa

ALIMENTARE. INIZIATIVA FLAI SU INDUSTRIA 4.0

Galli, “Nell’era della digitalizzazione e dell’ammodernamento tecnologico, bisogna intervenire in anticipo per non lasciare indietro nessuno

Indagine Nomisma e Fondazione Metes su 200 aziende

In Italia il 57% delle aziende alimentari di medio-grandi dimensioni (fatturato superiore a 10 milioni di euro) dichiara di aver già introdotto all’interno delle proprie funzioni aziendali almeno una delle tecnologie abilitanti Industria 4.0. La sicurezza informatica è la tecnologia digitale più diffusa tra le aziende italiane del F&B (47%); seguono il cloud e l’IoT, implementate rispettivamente dal 21% e dal 15% delle imprese di medie e grandi dimensioni.
Sono solo alcuni dei risultati emersi da un’indagine realizzata da Nomisma in collaborazione con la Fondazione Metes, su un panel di 200 aziende attive nell’industria alimentare nazionale, che è stata presentata oggi a Roma in occasione del Convegno “Industria 4.0 il valore lavoro nel settore alimentare tra qualità innovazione tutela dei diritti”.


Il convegno, presieduto da Ivana Galli, Segretaria Generale della Flai Cgil, ha visto la partecipazione del Presidente di Federalimentare, Scordamaglia; del Ministro Calenda e di Susanna Camusso, Segretario Generale Cgil.
Per Ivana Galli, proprio partendo dai dati della ricerca, “è necessario comprendere, nella cosiddetta ‘Quarta rivoluzione industriale’, come opporsi al rischio di una società senza lavoro. Nell’era della digitalizzazione e dell’ammodernamento tecnologico, bisogna intervenire in anticipo per non lasciare indietro nessuno. Un aspetto interessante, emerso nella ricerca, è che gli imprenditori lamentano l’assenza di competenze professionali sul versante della digitalizzazione. Questa è una delle sfide principali per implementare Industria 4.0: c’è bisogno di più lavoratori specializzati, non di espellere persone dal processo di produzione. La formazione è per noi fondamentale e bisogna mettere in campo tutta una serie d’interventi di ammodernamento per creare nuova occupazione qualificata, sfruttando magari l’intenzione – espressa da quasi tutte le aziende interpellate nella ricerca – di usare le risorse del piano nazionale messe a disposizione dal governo. Sicuramente bisogna introdurre nuove competenze in grado di far crescere le imprese sul mercato internazionale. Ma dal nostro punto di vista va fatto in una logica di inclusività, pensando proprio alla filiera produttiva, alla formazione del valore del prodotto e alle tante persone che ci lavorano”.