STOP GENOCIDIO

Stato di agitazione alla Fortes di Baldichieri, nell’astigiano

Flai Cgil: “Il profitto dell’azienda non lo paghino i lavoratori”

Il 3 agosto si è svolto l’ultimo incontro tra le organizzazioni sindacali con la Rsu e i rappresentanti delle società Fortes Srl e Gruppo Cm, per la futura acquisizione dei 125 dipendenti da parte del Gruppo Cm.

L’ennesimo passaggio, l’ennesimo tentativo di peggiorare le condizioni dei lavoratori.

Argomento principale dell’incontro, la richiesta da parte delle due società di far sottoscrivere a tutti i lavoratori, oggi dipendenti Fortes Srl inquadrati come artigiani, un accordo tombale di rinuncia a qualsiasi titolo e qualsiasi pretesa nei confronti di tutti i soggetti ad oggi coinvolti nelle diverse procedure di affitto: Officine del Lavoro, oggi in liquidazione, Fortes Srl, Al.pi proprietaria dell’attività e Gruppo Cm, gruppo interessato all’acquisto.

Già questo sarebbe sufficiente per valutare negativamente l’operazione!

Inoltre, i lavoratori verrebbero licenziati da Fortes e poi riassunti dalla società Gruppo Cm, attraverso un ipotetico accordo sindacale che prevede ulteriori rinunce oltre ad una riduzione del personale (da 125 verrebbero assunti solo 102), e  l’accettazione di una risoluzione consensuale per applicare poi, agli stessi lavoratori, il Ccnl dei lavoratori Agricoli e florovivaisti, anziché il Ccnl Industria alimentare che pure Fortes si era impegnata ad applicare in un incontro nell’agosto dello scorso anno.

I 125 lavoratori, che operano presso lo stabilimento di Baldichieri, macellano settimanalmente 7.000 capi di suini, e si prospetta di arrivare a 10.500. Un’attività molto faticosa, svolta in condizioni ambientali e igieniche indicibili, lavoratori con una professionalità acquisita negli anni che si ritrovano a dover valutare l’ennesima proposta al ribasso che li costringerà a pensare al loro futuro con più incognite che certezze.

Sempre il 3 agosto si è svolta l’assemblea dei lavoratori, con la presenza delle organizzazioni sindacali per presentare le proposte ricevute; i lavoratori, stanchi di peggiorare le propri condizioni ad ogni passaggio di azienda in favore di un maggior profitto aziendale, perdendo diritti, salario, anzianità lavorativa acquisita e, come se non bastasse, la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali nel caso ce ne fosse la necessità, hanno valutato all’unanimità come irricevibili le proposte dell’azienda, dichiarando l’immediato stato di agitazione e rivendicando l’applicazione del Ccnl industria alimentare, come punto di partenza per un giusto e adeguato trattamento economico e normativo. Il profitto non si fa sulla pelle dei lavoratori! 

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