Pagliarulo: “Anpi nelle piazze, la Costituzione va difesa e fatta applicare”

Frida Nacinovich 

L’Associazione nazionale partigiani italiani è testimonianza e resistenza. Di nostalgico non ha alcunché, anzi i nostalgici non la sopportano. Dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo è l’attuale presidente, sempre in prima linea contro la follia delle guerre che impestano il pianeta, ma anche a sostegno dei principi e dei valori repubblicani sanciti nella Costituzione, e quindi fiero avversario del governo Meloni su temi come l’autonomia differenziata e l’elezione diretta del premier.

Presidente, l’Anpi è sempre in piazza. Quanto è importante una nuova resistenza, civile, alle tante piaghe, a partire dalle guerre, che segnano queste ultime drammatiche stagioni?

Direi determinante. E’ la forma con cui esercitiamo la memoria attiva. Per memoria attiva intendo non solo la memoria di quello che è successo nei venti mesi, dall’8 settembre al 25 aprile, ma anche la capacità di applicare, nella situazione attuale, quei valori e quei principi che all’epoca si sarebbero incarnati nella futura Costituzione. Questo è il rapporto fra presente, passato e futuro che noi abbiamo sempre davanti. In particolare in una realtà molto pericolosa come quella in cui ci troviamo, sia sul ‘fronte’ interno, che su quello internazionale.

La via Maestra è quella tracciata dai nostri predecessori, quelli che il nazi-fascismo l’hanno combattuto con ogni mezzo. Valori senza tempo, che l’Anpi testimonia con le sue iniziative quasi quotidiane. Cosa c’è all’orizzonte, o come avrebbe detto il giovane Maurizio Costanzo, cosa c’è dietro l’angolo?

Resistere è necessario. Ma farei anche un passo avanti. Non si deve solo giocare in difesa ma anche attaccare. In altre parole, il problema non è solo difendere la Costituzione, ma anche darsi da fare perché venga effettivamente applicata.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha querelato Luciano Canfora, reo a suo dire, di averla diffamata. Quante volte ti sei trovato sotto accusa come il grandissimo filologo pugliese? 

Nessuno mi ha mai querelato per diffamazione, piuttosto sono stato diffamato io. Mi riferisco in particolare ai mesi successivi all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In quell’occasione è stata organizzata, palesemente, una campagna di stampa contro di me. Sono stato definito con gli epiteti più grotteschi, da putiniano a pacifinto, e così via delirando. Un segnale molto grave. In primis chi avanzava queste diffamazioni si proclamava alfiere del pensiero liberale, che dovrebbe essere incardinato sui principi della tolleranza e capacità di dialogo. Invece si inaugurava, diffamando l’ipotetico avversario, un dibattito pubblico militarizzato. Qualsiasi voce ricordasse quali erano state le cause che avevano portato all’invasione dell’Ucraina, che l’Anpi ha subito condannato, e mettesse in discussione le scelte del governo italiano e dell’Unione europea, veniva immediatamente considerato una quinta colonna di Putin in Occidente. Un clima che resta tale e quale anche oggi. Dico di più, la pratica della querela temeraria, così come è stata giustamente definita da tanti giuristi, è stata sistematicamente utilizzata contro chi, nel dibattito pubblico, finiva per mettere in discussione le azioni dei padroni del vapore. 

Alla fine siamo arrivati a mettere in croce chi, come la Corte di giustizia internazionale, sentenzia che avanti di questo passo si arriva al genocidio del popolo palestinese.

In quell’occasione c’è stato un depistaggio mediatico. Ci siamo accapigliati per giorni, settimane, sulla parola genocidio da un punto di vista semantico. Oscurando, in quegli stessi giorni, in quelle stesse settimane, la carneficina che andava avanti nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Lo si chiami genocidio, eccidio, o Giovanni, è del tutto indifferente. Quel che conta è fare tutto il possibile e anche l’impossibile per fermare questa immonda strage di civili. 

Il primo articolo della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Non su quello precario, al nero, povero e insicuro. L’Anpi sarà con la Cgil e la Uil alla ‘campagna di primavera’ delle due confederazioni fino al nuovo appuntamento della Via Maestra a Napoli a fine maggio?

Saremo in prima fila nella battaglia contro l’autonomia differenziata e il presidenzialismo. La propensione al presidenzialismo di Giorgia Meloni non è nata ieri. Già nel ‘48 il Msi di Almirante avviò una battaglia politica analoga. Vanno avanti fino all’inizio degli anni ottanta, quando diventa anche un attacco diretto al sistema partitico. Contro il parlamentarismo. Il tentativo è quello di eliminare i corpi intermedi della democrazia, con l’elezione diretta prima del presidente della Repubblica, ora del presidente del Consiglio. 

Il numero degli iscritti all’Anpi, dopo l’apertura alle generazioni più giovani, è in lento ma costante aumento.

Chi si iscrive all’Anpi lo fa per una scelta ideale. C’è preoccupazione, allarme, di fronte al rischio di una svolta autoritaria. Il giudizio, diffuso, è che i partiti di opposizione non esercitino il necessario contrasto all’azione del governo. L’Anpi, grazie soprattutto al suo radicamento nei territori, è diventata un’associazione di massa.