Io, lavoratrice di Avicoop, esigo tutele e sicurezza

La centralità della rappresentanza nell’intervento di Rkia Artoum alla Leopolda di Firenze, assemblea nazionale Rls-Rsu Cgil e Uil

Sono Rkia Artoum, dipendente di Avicoop con altri 1700 compagne e compagni di lavoro. Facciamo parte, per intendersi, del gruppo Amadori. Sono rappresentante dei lavoratori alla sicurezza (Rls) dal 2015, e sono stata eletta per la Flai Cgil nella Rsu due anni fa. In azienda sono capolinea in sala taglio e anche addetta ai cambi postazioni. Vi suonerà nuovo come ruolo, è stato ‘creato’ grazie alle pressioni dei sindacati, di Rls ed Rsu, per evitare prolungati movimenti ripetitivi. Vi parlo dell’alluvione del 16 maggio 2023, quella che ha colpito buona parte del territorio emiliano-romagnolo. Era un giorno come tanti altri, stava piovendo fortissimo mentre andavo a lavoro. Come ben sappiamo, in tante fabbriche c’è solo la luce artificiale, lavoriamo al chiuso. Vicino a noi c’è stata una frana enorme, ma nessuno ci ha avvisati. Per fortuna, durante una pausa, mi sono affacciata all’esterno e mi sono subito resa conto della gravità della situazione. Ho chiesto ai capi reparto cosa intendesse fare l’azienda viste le condizioni atmosferiche, che peggioravano minuto dopo minuto. Non abbiamo avuto alcuna risposta. Con tutto quello che stava succedendo fuori, abbiamo aspettato ben quattro ore prima di sapere che Avicoop quel giorno avrebbe chiuso un’ora prima. 18,30 anziché 19,30, nonostante le nostre sollecitazioni. Una volta usciti ci siamo trovati di fronte una strada interrotta, l’unica da prendere per tornare a casa. Panico diffuso. Che fare? Ho deciso di prendere una strada di montagna, nonostante il buio e le numerose frane. Dopo qualche ora è crollato un tratto di quella strada. Sono riuscita a tornare da mia figlia, ci sono volute sei ore invece dei soliti trenta minuti. E tutto questo perché qualcuno aveva deciso di continuare la produzione, nonostante gli allarmi.  

I cambiamenti climatici sono evidenti, li viviamo tutte e tutti ogni giorno, nella nostra quotidianità, questo inverno ne è una dimostrazione concreta. La salute delle lavoratrici e dei lavoratori proprio per la violenza di questi stravolgimenti climatici è sempre più a rischio. L’aumento delle temperature è una minaccia per la salute e sicurezza nel nostro settore, sia per chi lavora all’aperto che per chi lavora al chiuso. Dobbiamo chiedere con forza ai datori di lavoro di affrontare con serietà questa situazione, fornendo dispositivi di protezione individuali capaci appunto di proteggerci, organizzando orari e turni che permettano una sospensione nelle ore più calde della giornata. Lavoriamo per fare accordi aziendali e territoriali insieme alle autorità competenti per mettere in campo provvedimenti a tutela della salute, per evitare conseguenze che potrebbero essere molto più gravi di quelle che abbiamo già subito. Come abbiamo visto nel caso dell’alluvione, la mancanza di ammortizzatori sociali per i lavoratori agricoli a tempo determinato è un problema estremamente importante, bisogna trovare urgentemente misure a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori anche nella nostra categoria. Con normative specifiche per stabilire, ad esempio, soglie di temperatura che, una volta superate, devono imporre lo stop al lavoro. Individuare strumenti di sostegno per affrontare le nuove emergenze da affrontare deve essere una delle nostre priorità. Il primo passo deve essere quello dell’applicazione, in ogni i luogo di lavoro, dei contratti delle organizzazioni maggiormente rappresentative, dove norme e tutele su salute e sicurezza sono ben definite. Questo contribuisce ad evitare infortuni sul lavoro, e garantisce tutele previdenziali e assicurative. Infine la rappresentanza deve essere un faro per tutte e tutti noi, perché dove c’è la rappresentanza sindacale nelle aziende c’è anche sicurezza. 

In questi anni l’agricoltura ha affrontato cambiamenti molto importanti, sui quali però la politica non si è realmente interrogata. La transizione ecologica, i suoi tempi, le sue modalità ne sono un esempio. La rappresentanza di questo mondo è stata frantumata, e oggi vediamo ogni giorno, nelle nostre aziende, come sia difficile rappresentare collettivamente tutte e tutti. Un grande successo come organizzazione sindacale però lo abbiamo ottenuto, l’unificazione della associazioni datoriali per il rinnovo del contratto dell’industria alimentare. Mettere i padroni tutti insieme non è sempre facile, anzi. Questo segno + ci consente di provare a estendere la vittoria anche nelle prossime contrattazioni agricole. Soprattutto nel contratto nazionale della cooperazione agricola, che al suo interno comprende realtà che fanno attività di trasformazione vera e propria e dovrebbero applicare un contratto differente. Nel mondo agricolo sono poche le realtà dove riusciamo ad eleggere le Rsu, vista la presenza di moltissime piccole imprese, con uno, due dipendenti. Inoltre bisogna tener conto che l’utilizzo massiccio dei lavoratori stagionali nel nostro settore, se da una parte consente un’importante rappresentanza attraverso le disoccupazioni agricole, dall’altra parte diventa una difficoltà nello svolgere le attività sindacali. A lavoro e alla lotta dunque.