Come sta il lavoro?

Tina Balì

Il lavoro sta male, ora basta. Lo sciopero generale di Cgil e Uil arriva in un paese dove le condizioni di lavoro stanno ulteriormente peggiorando, e dove si può essere poveri anche lavorando. Le regole del neoliberismo sono incompatibili con i principi e i valori costituzionali, lo dicono anche i risultati dell’inchiesta/ricerca della Fondazione di Vittorio sulle ‘condizioni e le aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori’ nella penisola. Un’indagine presentata ad una platea composta non solo da ricercatori e strutture della Cgil, ma anche da rappresentanti dei settori produttivi. Una scelta non certo casuale, anzi molto significativa, perché tutti devono avere consapevolezza della situazione e assumersi la responsabilità dello stato e delle difficoltà del mondo del lavoro. Precarietà, bassi salari, assenza di sicurezza, condizioni aberranti non devono essere una preoccupazione esclusivamente del sindacato, ma un problema condiviso, se si vuole dare una prospettiva di sviluppo diversa e non relegare il nostro paese al più basso livello della catena del valore.

Certo, erano presenti quasi esclusivamente rappresentanti di imprese con cui i sindacati hanno buone relazioni industriali, sicuramente più sensibili di altri al tema della responsabilità sociale. Erano invece assenti gli imprenditori che quotidianamente sfruttano lavoratrici e lavoratori, sacrificando diritti e tutele sull’altare del profitto. Ma nel tentativo di ricostruire un quadro di alleanze contro politiche inique e sbagliate, non solo di questo governo ma anche di altri che lo hanno preceduto, credo non si possano mettere sullo stesso piano le imprese che sfruttano i lavoratori e quelle che invece rispettano il lavoro. 

Obiettivo dell’inchiesta la comprensione di bisogni e aspettative per migliorare e rendere più efficace la capacità di intervento, analizzando la condizione occupazionale, il contesto, sia dell’impresa che del settore, l’organizzazione del lavoro, le sue condizioni, lo stesso rapporto con il sindacato. 

Un progetto innovativo e partecipato promosso dalla Cgil, coordinato dalla Fondazione Di Vittorio, che oltre alle diverse categorie ha coinvolto esperti,  studiosi, il mondo universitario ed enti di ricerca come la nostra Fondazione Metes.

La tradizione delle inchieste della Cgil ed anche della Flai ha radici lontane, nel solco delle grandi inchieste operaie degli anni ‘60 e ’70. Se da un lato ci riporta alle preziose ricerche di Touraine, Gallino, Accornero, dall’altro fa venire in mente la recente inchiesta della Flai “Partiamo da noi” sui temi di genere.

Il sindacato ha bisogno delle inchieste per costruire un punto di vista autonomo sui processi di trasformazione, una coscienza collettiva, per avere ulteriori strumenti di analisi e lettura di una realtà in continua trasformazione. I risultati devono essere discussi nelle categorie e nei luoghi di lavoro, dare indicazioni utili alla formazione  dei nuovi gruppi dirigenti e dei delegati, per aiutare i sindacalisti di domani e  fornire indicazioni nella discussione delle piattaforme contrattuali per i rinnovi dei contratti collettivi nazionali, e anche per la contrattazione di secondo livello. Insomma sono una bussola per orientare le nostre scelte.

La presentazione del 26 ottobre è arrivata in un momento particolare, dopo la grande manifestazione del 7 e alla vigilia dello sciopero generale. Bisogni e priorità emerse dai dati dall’indagine danno ragione alla nostra organizzazione. Aumento dei salari, difesa e crescita dell’occupazione, contrasto alla precarietà, salvaguardia del ruolo dei servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti), lotta alle diseguaglianze e alla povertà: sono queste le urgenze per i lavoratori, che chiedono al sindacato di intervenire. I salari, che dal ‘93 a oggi si sono ridotti, non sono un problema solo del sindacato e dei lavoratori ma del paese nel suo complesso. È una grande questione sociale e politica, resa ancora più attuale dall’emergenza dovuta all’alta inflazione, che pone con forza il tema del conflitto redistributivo e della proliferazione delle tipologie contrattuali che hanno destrutturato il mondo del lavoro. 

L’indagine dice che i lavoratori nutrono grandi aspettative rispetto a una formazione più qualificante, ad esempio sulle innovazioni tecnologiche (oltre il 40% degli intervistati giudica insufficienti gli investimenti delle proprie aziende). Anche sui temi dell’autonomia e libertà nei luoghi di lavoro, che chiamano in causa l’organizzazione e la crescita professionale.

Soprattutto alla luce degli stravolgimenti climatici, l’ambiente è tema centrale. Le risposte in merito ci interrogano sulla capacità che abbiamo di definire la transizione giusta una priorità, di avanzare in merito un progetto autonomo. Il nostro modello produttivo non è sostenibile, siamo oltre il limite, e deve essere messa in discussione la nostra stessa cultura per dare risposte all’altezza.

Nel complesso i questionari che riguardano il settore agroalimentare sono stati 1.726. Oltre la metà dei lavoratori che hanno partecipato all’indagine (51,3%) appartiene al settore dell’industria alimentare. Circa un quarto del campione (24,6%) è composto da lavoratori occupati nel settore agricolo. Il settore forestale partecipa per il 17% e i servizi all’agricoltura per il 6%, il settore pesca per il 1,1%. Per la Flai è stata l’occasione per avere un quadro informativo sui lavoratori del settore agroalimentare in Italia, un comparto sul quale c’è una crescente attenzione, anche nell’aspetto che lega le politiche del cibo al raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile.

Grazie alle informazioni raccolte nel corso dell’indagine della Cgil sarà possibile proporre un contributo originale, in grado di promuovere una migliore conoscenza delle criticità e dei punti di forza che caratterizzano il lavoro agroalimentare. In  questo senso, la ricerca per i nostri settori sarà oggetto di una specifica presentazione che organizzeremo mettendo insieme i risultati del lavoro con l’importante  studio presentato da  Tecnè al nostro congresso nazionale dello scorso febbraio.