Un aiuto concreto per le lavoratrici dell’industria alimentare vittime di violenza di genere

L’Ente bilaterale del settore alimentare, in seguito al rinnovo del Contratto collettivo nazionale di inizio marzo, vara un fondo in favore delle persone più vulnerabili, costrette a cambiare vita per difendersi da vessazioni fisiche e psicologiche

Un contributo economico per le spese di viaggio, trasloco e affitto. E l’offerta di un percorso per un eventuale ricollocamento lavorativo. Sono i nuovi strumenti a disposizione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’industria alimentare nel caso in cui debbano traferirsi in una nuova abitazione o debbano cambiare città e impiego per uscire da situazioni di violenza di genere. Ad erogarli sarà l’Ente bilaterale di settore dell’industria alimentare, costituito dalle organizzazioni datoriali dell’alimentare e dai sindacati confederali Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil.

Si tratta del primo atto concreto dell’ente, che interviene con decisione a tutela di lavoratrici e lavoratori vulnerabili e costretti a cambiare vita per sottrarsi a violenze fisiche e psicologiche. L’entità dei contributi sarà pari al 90% delle spese sostenute per lo spostamento della vittima e della propria famiglia, al 90% delle spese per il trasloco e al 90% del canone di affitto della nuova abitazione. Per accedere a queste forme di sostegno, inoltre, sarà sufficiente che la vittima di violenza abbia intrapreso un percorso di uscita dalla violenza certificato dai servizi sociali, dai centri antiviolenza o dalle case rifugio, senza l’obbligo di aver in precedenza presentato una denuncia all’autorità giudiziaria. Ad ulteriore garanzia di lavoratrici e lavoratori.

Tale meccanismo di tutela è stato reso possibile dal nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’industria alimentare, aggiornato grazie ad un accordo tra le parti sociali raggiunto il primo marzo scorso, dopo mesi di trattative serrate. Nel contratto è stata introdotta, infatti, una misura che consente alle persone vittime di violenza di genere di chiedere il trasferimento in un’altra unità produttiva, qualora l’azienda abbia più sedi lavorative, a parità di condizioni economiche e normative, anche nel caso in cui ciò dovesse comportare un cambio di mansioni.

Il nuovo contratto prevede, inoltre, che la vittima di violenza possa accedere alle misure di sostegno fornite dall’Ente bilaterale di settore, che consistono anche nell’offerta di un servizio di ricollocamento lavorativo svolto da agenzie autorizzate nel caso in cui lo spostamento necessario al percorso di protezione intrapreso dalla vittima renda impossibile il trasferimento in una altra unità produttiva dell’azienda dove è impiegato. La possibilità di avanzare una richiesta di trasferimento per queste motivazioni – introdotta nel precedente rinnovo – diventa dunque un diritto realmente esigibile da tutti i lavoratori e le lavoratrici.

La presidenza dell’Ente bilaterale esprime grande soddisfazione per l’introduzione di questo importante sistema di tutele: la prima misura concreta messa in atto dall’organizzazione da quando, lo scorso anno, ha avviato le proprie attività. Tra le prossime sfide che dovrà affrontare l’Ente, ora, c’è la formazione dei lavoratori e delle lavoratrici dell’alimentare. Una priorità di cui le parti sociali si occuperanno nei mesi a venire.

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