Sfruttamento e caporalato a Taranto. Flai Cgil, contrastiamo insieme il fenomeno

 

“In queste ore sono scattate nella zona di Taranto denunce nei confronti di persone di nazionalità rumena per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera in agricoltura. Vittime di questi caporali sono altri cittadini rumeni che hanno trovato il coraggio di rivolgersi alla Flai Cgil e denunciare le condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti ormai da mesi, costretti a vivere sotto ricatto, a lavoro per pochi euro o in attesa anche di ricevere quel poco che era loro corrisposto. Erano alloggiati in un casolare senza acqua e senza servizi igienici e avevano, come unico contatto con l’esterno, i due furgoncini che li portavano nei campi”. Riassume così la vicenda una nota della Flai Cgil Nazionale, che attraverso le parole del Segretario Nazionale, Giovanni Mininni, commenta: “Come Flai presidiamo il territorio per stare al fianco di quei lavoratori cui non vengono riconosciuti diritti e salario, quello che i carabinieri hanno riscontrato durante i controlli nelle campagne del tarantino è un fenomeno grave e che grazie anche alla recente Legge 199 può essere contrastato più facilmente. Le forze dell’ordine hanno individuato circa 15 lavoratori in condizione di sfruttamento, ma potrebbero essere di più”.

“Noi crediamo – prosegue Mininni – che il fenomeno del lavoro nero e dello sfruttamento in agricoltura possa essere arginato, a patto che tutti siano messi nelle condizioni di operare al meglio, a patto che la Legge 199 sia operativa, e che non ci siano tentativi di sminuire e nascondere la gravità del fenomeno o, ancora peggio, sostenere – come accaduto ad alcune associazioni qualche giorno fa e proprio in provincia di Taranto – che la Legge 199 sia un provvedimento persecutorio e punitivo per tutti. Non si comprende perché non si possa essere alleati in questa battaglia di civiltà a difesa di una legge che oggi è l’unico strumento che punisce lo sfruttamento sul lavoro, usato da chi viola la legalità anche per far concorrenza alle imprese buone”.

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