Industria alimentare, primum contrattare

Andrea Gambillara, segreteria nazionale Flai Cgil

Angelo Paolella, segreteria nazionale Flai Cgil

Nel precedente rinnovo del CCNL Industria alimentare, avevamo inizialmente sottoscritto il contratto con sole tre associazioni. Così facendo abbiamo dovuto, successivamente, conquistare settore per settore, l’adesione e abbiamo così sperimentato il rischio di implosione del contratto. Alla fine comunque, tre associazioni non aderirono: Assocarni (macellazione), Italmopa (molitorio) e Assalzoo (mangimistica). Inoltre, altre due associazioni, Assica (Salumi) e UnaItalia (Avicolo), ad inizio 2023 inviarono formale disdetta del contratto in scadenza, comunicandoci la loro volontà di avere un contratto specifico delle carni. E quando le associazioni datoriali non firmano o inviano disdetta al contratto, per noi significa che alle lavoratrici e ai lavoratori di quei settori viene messo in discussione il contratto nazionale. Per la FLAI il contratto nazionale deve essere, invece, sempre di tutte e tutti i lavoratori del settore, perché insieme siamo più forti; perché è stato frutto, nella sua storia, di lotte e di giorni e giorni di sciopero. Ai tavoli delle trattative, la forza che possiamo avere è correlata a quanti siamo, in quante aziende siamo, attraverso delegate e delegati, con il massimo coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori. Anche le tre associazioni non firmatarie si erano nel frattempo federate in una associazione di primo livello (Federprima) con l’intento di non partecipare al rinnovo ma chiedendo un tavolo per un contratto specifico. In modo paziente e fermo sulle nostre idee, dopo sette mesi di trattative, respingendo le richieste di sottoscrivere altri contratti di settore, attivando iniziative sindacali importanti (come quella dell’11 settembre a Bologna, dove abbiamo riunito in attivo i delegati dei settori non al tavolo di trattativa) abbiamo difeso l’unicità del contratto, perché per noi non ci sono e non ci saranno mai lavoratrici e lavoratori di serie A e di serie B. La FLAI, ad un certo punto, ha dovuto assumersi da sola la responsabilità di favorire il ritorno delle tre associazioni (Federprima) al tavolo unico delle trattative. La firma dell’accordo del 1 marzo ha realizzato questo primo importante risultato; un contratto stipulato con tutte e 14 le associazioni del nostro settore. E questo, nei precedenti rinnovi non è stata la normalità. Ricordare questi passaggi è doveroso, perché questo era il mandato ricevuto dall’attivo unitario di maggio 2023, quando approvammo la piattaforma per il rinnovo. E quella piattaforma che poi inviammo alle controparti – ambiziosa e coraggiosa- nel verbale del 1 primo marzo ha avuto risposte su tutti i capitoli. Si sono rafforzati alcuni diritti: il diritto allo studio; per i casi di donne vittima di violenza si è previsto per la lavoratrice il diritto a richiedere il trasferimento, a parità di trattamento, e concrete misure di sostegno a carico della Bilateralità; si è previsto un maggiore periodo di comporto per i lavoratori disabili; rafforzato il diritto di informazione delle RSU; rafforzati gli strumenti in ambito di salute e sicurezza; ampliati i permessi per la conciliazione di vita/lavoro e rafforzato il welfare contrattuale. Abbiamo, inoltre, iniziato a tracciare due strade: verso la riduzione di orario di lavoro a parità di salario ed il contrasto alla precarietà. Devono continuare ad essere i nostri obiettivi strategici. Sull’orario di lavoro abbiamo aumentato le ROL e rafforzato gli strumenti al secondo livello, per un loro utilizzo collettivo finalizzato ad una nuova organizzazione del lavoro. Si è introdotta una norma che, nei casi di investimenti tecnologici per aumentare la produttività (robotizzazione, digitalizzazione e intelligenza artificiale), consente alle RSU di discutere riduzioni di orario a parità di salario, per mantenere l’occupazione. Sul governo del mercato del lavoro: abbiamo dimezzato la percentuale massima complessiva di contratti a termine, in somministrazione e in staff leasing, che scende dal 50% al 25%, migliorando anche il sistema di calcolo delle percentuali. Infine, sul salario, abbiamo dato una risposta importante ai lavoratori: un incremento, a parametro 137, di 280 euro ed un montante complessivo che, a regime, sarà pari a 10.236 euro (realizzando quindi un recupero medio di 2559,00 € annuo, quindi molto più di una mensilità annua). Le tranche, definite già a partire da dicembre 2023 (il Ccnl è scaduto il 30 novembre scorso), consentiranno di recuperare un importo di 170 euro già nei primi 14 mesi di applicazione contrattuale, ovvero il 60% dell’aumento totale previsto. Ci son state delle mediazioni, su richieste della controparte (risposte ad alcune specificità), ma abbiamo difeso il ruolo della RSU e non abbiamo incrementato le flessibilità contrattuali. Un contratto senza scambi impropri, che ha già iniziato il percorso di approvazione nelle assemblee, dove il voto delle lavoratrici e dei lavoratori potrà finalmente confermare la conquista del contratto unico dell’industria alimentare.