CCNL Alimentare: inaccettabile la posizione negoziale di Federalimentare

Fai-Flai-Uila avviano assemblee in tutti i luoghi di lavoro per rinnovare il contratto.

Fai-Flai-Uila giudicano inaccettabile la posizione negoziale assunta da Federalimentare nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro che interessa circa 400.000 lavoratori e che scadrà alla fine del mese di novembre. Una posizione di totale chiusura verso le richieste sindacali che sembra voler riportare indietro il settore di molti anni e che risulta tanto più inaccettabile se rapportata allo stato di buona salute del settore.

Per fare il punto sullo stato della trattativa e decidere le iniziative da assumere, in particolare a livello territoriale, Fai-Flai-Uila hanno convocato oggi a Roma 600 delegati, tra componenti delle delegazioni trattanti, dirigenti e Rsu provenienti da tutta Italia. Al tavolo della presidenza dell’attivo unitario, il commissario nazionale Fai Cisl Luigi Sbarra che ha presieduto i lavori, il segretario generale della Flai-Cgil Stefania Crogi, il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza che ha svolto la relazione introduttiva e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso che ha concluso i lavori dopo un ampio e partecipato dibattito.

Il grande successo di Expo, i dati economici che parlano di una ripresa in atto nel paese e quelli, ancor più positivi, sulla crescita di fatturato ed export del settore alimentare negli ultimi dieci anni, i risparmi fiscali e contributivi per oltre 8 miliardi € di cui il sistema complessivo delle imprese sta beneficiando, contraddicono e smentiscono la posizione espressa da Federalimentare al tavolo negoziale che tende invece a rappresentare un quadro di grande difficoltà in cui vivrebbero le aziende.

Per questo Fai, Flai e Uila respingono con forza la contro-proposta di Federalimentare di un incremento retributivo di 7 euro sul triennio, contro i 150 richiesti nella piattaforma per i quattro anni di durata contrattuale proposta. Una richiesta basata su un ragionamento di semplice buon senso: in un paese dove l’inflazione tende a zero e dove, al contrario, cresce il Pil e con esso la ricchezza, è anche a questa crescita che occorre agganciare le richieste di incremento salariale. Ancor più inaccettabile l’idea avanzata dalla parte datoriale di abolire tutte le flessibilità contrattuali, destrutturando l’attuale sistema e introducendo un orario settimanale con la possibilità di picchi fino a 72 ore.

Con l’assemblea di oggi, Fai, Flai e Uila intendono avviare un percorso unitario affinché dai luoghi di lavoro di tutta Italia arrivi alle aziende un segnale forte e chiaro sulla volontà delle lavoratrici e dei lavoratori di rinnovare il contratto, ma non un rinnovo qualsiasi, bensì quello che Fai-Flai-Uila hanno definito in una piattaforma innovativa che guarda al futuro e che propone nuovi modelli e scelte strategiche.